Come sempre accade verso gli ultimi giorni dell’anno, ci si ritrova a ritagliarsi un piccolo spazio di tempo per noi stessi. Un momento privato, di raccoglimento, utile per tirare le somme di ciò che è stato, ma soprattutto, per pianificare ciò che sarà.

È un rituale che accade, naturalmente, quasi come il sole che tramonta e che risorge al mattino: ciclicamente ci ritroviamo, come ogni anno, a fare i conti di quello che è stato un tempo limitato della nostra vita, a ricordarne le cose belle e a tentare di escogitare strategie di sopravvivenza per allontanare quelle brutte.

È il tempo dei buoni propositi.

Quelli scritti su una lista, su una nota del telefono, ripetuti a bassa voce o urlati al vento. Un tempo privato, un istante metodico e salvifico, un modo di ancorarci al presente per comprenderlo, analizzando il passato e creando nuovi spazi per il futuro. 

Il tempo dei buoni propositi per iniziare il nuovo anno, per dare una direzione e tracciare la strada del nostro animo. Obiettivi, speranze, ambizioni: tutto prende forma in questo istante di pura e semplice consapevolezza. Per ritrovarsi ancora, dopo la fine di un altro anno, a guardasi indietro senza più rimorsi o rimpianti. Ma con al massimo un dolce senso di malinconia per ciò che è stato e una scossa di adrenalina per quello che sarà.